POPOLI ONLUS
COMUNITA' SOLIDARISTA

L’ULTIMA ROCCAFORTE. POPOLI NELLA 5° BRIGATA, DOVE LA RESISTENZA KAREN NON SI PIEGA

 

giuerriero_karenLa ” Tana della Tigre” è lassù, in mezzo a montagne che sembrano invalicabili. La “Tana della Tigre” è nascosta da una vegetazione che appare impenetrabile. La “Tana della Tigre” è protetta da centinaia di uomini che scrutano ogni movimento ed ascoltano ogni rumore, nel difficile compito di impedire al nemico di insinuarsi nel santuario del Generale Baw Kyaw, il più carismatico guerriero del popolo Karen. Il soprannome se lo è guadagnato sul campo di battaglia: coraggioso ed astuto come il nobile felino, combattente indomito, ferito gravemente quattro volte durante la lunga guerra contro gli invasori birmani.

Dopo i primi passi sul ripido sentiero che dal fiume Salween porta a nord – ovest guardi le cime che dovresti raggiungere e senti che non potrai mai farcela: nello zaino devi aver caricato per errore pietre o piombo, oppure a pesare è quell’inutile libro che ti sei portato o sono quelle ridicole barrette energetiche che ti hanno illuso per un istante di poter emulare i marciatori Karen. Salgono rapidi, sono piccoli e muscolosi, fradici di sudore ma non perdono il ritmo affrontando sotto il peso di un sacco di riso la mulattiera coperta di sottile polvere che si attacca alla pelle e penetra la bocca e le narici. Tu invece resti indietro, e mentre boccheggi sotto il sole alla ricerca di un po’ di aria ripensi con irritazione e sconforto alle luccicanti macchine su cui ti sei inutilmente allenato per mesi in una palestra con aria condizionata. Poi, improvvisamente, senti il borbottio di un motore diesel. La guida si avvicina sorridente: “il taxi è arrivato! Per qualche ora non si cammina più. Mettetevi comodi”.

E’ iniziato così il nostro viaggio nel distretto di Mutraw, la 5° Brigata nella classificazione dell’Esercito di Liberazione Nazionale Karen: è iniziato su di un trattore a quattro ruote motrici che si arrampicava sfiorando spaventosi baratri lungo la pista costruita in più di un anno di lavoro per collegare la frontiera tra Birmania e Thailandia con un luogo strategicamente vitale per l’intera resistenza. Grazie alla pista, i rifornimenti per la guerriglia, per quanto scarsi, ora possono raggiungere le prime linee nella metà del tempo che impiegavano prima. Si cammina ancora, sia chiaro, ma buona parte del tragitto viene coperta dai due mezzi meccanici acquistati grazie ai proventi della vendita di legname pregiato. Anche questa è stata un’idea della “Tigre”, che negli ultimi anni ha reso il distretto l’ultima roccaforte Karen di fronte alla sempre più massiccia invasione condotta da generali birmani e compagnie multinazionali.
Mi definiscono estremista” – dice Baw Kyaw sorseggiando una tazza di the in uno dei suoi rifugi nei dintorni del villaggio di Te Tar Der – “ma io sono semplicemente un nazionalista, e come ogni nazionalista amo la mia Patria, e non posso accettare che questa venga impunemente violata. E’ mio dovere difendere la terra del mio popolo, garantire che la nostra cultura sopravviva, proteggere il nostro ambiente naturale.”

soldato_karenLa posizione “estremista” di Baw Kyaw lo rende molto impopolare tra i politici Karen che intrattengono relazioni amichevoli con il Governo birmano, un esecutivo creato in laboratorio per ottenere il placet delle diplomazie pur mantenendo al potere gli ambienti affaristici legati alla precedente giunta militare. Una parte della Karen National Union segue docilmente i consigli di organizzazioni internazionali che spingono per una risoluzione veloce del conflitto, ignorando totalmente le istanze di autonomia e di libertà del popolo Karen e privilegiando l’aspetto economico della questione, che porterebbe enormi ricchezze nelle casse di potenti compagnie internazionali. Ovviamente a spese della popolazione locale.

La roccaforte del distretto di Mutraw è un incantevole angolo di Paradiso popolato da 120.000 persone. E’ in assoluto la più vasta “area liberata” del territorio Karen. Valicato finalmente l’ultimo passo marciando su di un ripido e stretto sentiero nascosto da giganteschi bambù, la vista spazia su di una ragnatela di valli coltivate, dove pacifici bufali si riposano nella calura pomeridiana.

Colpisce la presenza di numerosissimi bambini: sembra quasi che questo “Shangrilà” sia abitato solamente da loro. Sgranano gli occhi al passaggio dei “galawà”, gli uomini bianchi che molti di essi non hanno mai veduto prima. I bimbi più grandi si portano in groppa i fratellini, accudendoli con attenzione ed evidente perizia. Le loro mamme sono alla ricerca di legna da ardere nella jungla, alla raccolta di frutta e di radici, oppure stanno mondando il riso utilizzando antiche tecniche. I papà sono impegnati nei campi, oppure pattugliano i dintorni con un fucile in spalla, inquadrati nelle “Forze Speciali”, l’unità d’elite guidata da Baw Kyaw.

soldati_karenLa prima linea è qui. Una base militare birmana dista appena venti minuti di marcia. Il giovane soldato che dalla cima della montagna osserva il nemico dice che da quando si è iniziato a parlare di un possibile cessate il fuoco, i birmani non hanno fatto altro che rifornire la postazione con munizioni e armi pesanti. Hanno rinforzato i bunker, piazzato mortai da 81 mm le cui bombe possono raggiungere almeno dieci dei villaggi circostanti, costruito quattro perimetri di recinzioni intervallate da terreno minato. Non sono esattamente le mosse di chi ha intenzione di lasciare la zona in maniera pacifica.
Baw Kyaw lo ha detto chiaramente in più di un’occasione: non crede alla buona fede dei Birmani, non permetterà la costruzione di dighe o di infrastrutture che contribuiscono fatalmente ad estendere il controllo delle autorità di Rangoon nel territorio Karen.

Nella 5° Brigata si combatte, nonostante gli appelli delle autorità Karen favorevoli al compromesso. Baw Kyaw per ora non attacca le postazioni nemiche per non essere accusato di voler provocare i Birmani, ma ha tracciato delle linee precise che le truppe nemiche non dovrebbero valicare. Quando questo invece accade, gli scontri si accendono, e la “Tigre” fa sentire il suo ruggito.
L’aspetto umanitario risente della situazione. “Caritatevoli” organizzazioni dai nomi che evocano atmosfere di dolcezza e compassione, di dolci sogni per i bimbi Karen, hanno fatto sapere di essere pronte ad inondare il distretto di Mutraw di aiuti per un valore di diverse centinaia di migliaia di dollari. A patto che questi aiuti vengano consegnati agli abitanti dal “legittimo” governo birmano. Un ricatto. Una vergognosa manovra per mettere all’angolo Baw Kyaw, orchestrata dai generali birmani con la complicità di ONG i cui volontari in sahariana occupano le camere delle più costose guest house sul confine birmano/tailandese.
Li abbiamo visti, schifosi come sempre questi profittatori della miseria altrui. Li abbiamo ascoltati parlare di democrazia e di “pericolo nazionalista”. Preparano la strada che un giorno dovrà portare ad accusare di terrorismo Baw Kyaw e altri patrioti quando i soldati Karen cercheranno di fermare le truppe birmane inviate per proteggere la costruzione di miniere e di centrali idroelettriche. Li abbiamo visti, inguardabili come sempre, abbuffarsi con quella arroganza dei “buoni e giusti” mentre le cliniche del distretto di Mutraw sono senza un farmaco.

Da oggi “Popoli” adotta la clinica di Ta Oh Der. Accanto alla prima linea. Accanto alla “tana della Tigre”. Nella meravigliosa valle dei bambini.
Alla faccia dei professionisti della carità e della loro ripugnante democrazia.